lunedì 14 ottobre 2013

Considerazioni sul piano di MPS



Lo scorso 7 ottobre Banca Monte dei Paschi (MPS) ha presentato il piano di ristrutturazione per il quinquennio 2013-2017. I principali obiettivi da raggiungere nel 2017 sono:
  1. Un aumento di capitale da €2,5 miliardi (da completare entro il 2014)
  2. ROTE (Return on Tangible Equity) del 9%
  3. Utili netti di €900 milioni
  4. ROA (Return on Assets) di circa 0,5%
  5. Un rapporto tra prestiti e depositi (loans-to-deposits ratio) del 100%, riducendo anche il portafoglio di titoli di stato da €23 miliardi a €17 miliardi
  6. Un rapporto tra costi e ricavi (cost-income ratio) del 50%
Vediamo come potrebbero essere raggiunti questi obiettivi.


1. Aumento di capitale 
Il piano di ristrutturazione è stato concordato con la Commissione Europea e prevede un aumento di capitale da €2,5 miliardi da completare nel corso del 2014.

L’esecuzione dell’aumento di capitale non sarà una passeggiata, perché la banca capitalizza oggi solo €2,7 miliardi e perché la Fondazione Monte Paschi, che detiene una partecipazione del 33,5%, non è in grado di sottoscrivere la sua parte. Questo porta a due opzioni: 1) l’aumento è completato e permette di ripagare €3 miliardi di Monti-bond (ne rimarrebbero €1,1 miliardi da redimere attraverso la generazione di profitti ed alcune dismissioni); 2) l’aumento non è completato prima della deadline e MPS viene nazionalizzata, nel quale caso i Monti-bond sono convertiti in azioni e lo stato italiano ottiene una partecipazione di circa 86%.

2. ROTE 
Un ROTE del 9% con €900 milioni di utili significa che il denominatore del rapporto (tangible equity) deve essere di €10 miliardi (€900 ml / €10.000 ml = 9%).

Alla semestrale del 30 giugno 2013 MPS aveva €1.150 milioni di immobilizzazioni immateriali (intangibles) e €6.650 milioni di total equity, ovvero €5,5 miliardi di tangibile equity. Il valore di quest’ultima metrica deve quindi crescere di €4,5 miliardi nei prossimi anni.

Di questi, €2,5 miliardi arriveranno dall’aumento di capitale, gli altri €2 miliardi dovranno essere accumulati dagli utili non distribuiti. Assumendo che nel 2017 MPS generi effettivamente €900 milioni di profitti, questo significa che nei prossimi 4 anni dovrà accumulare €1,1 miliardi senza distribuire dividendi e deve anche ripagare i rimanenti €1,1 miliardi di Monti-bond.

È fattibile? Se guardiamo agli ultimi 11 anni, MPS ha generato in aggregato -€750 milioni di utili totali (avete letto bene, un valore negativo…): in 11 anni, compresa la famigerata acquisizione di AntonVeneta, MPS ha prodotto per i suoi azionisti una bella perdita cumulata. Se consideriamo gli ultimi due anni e tutte le relative svalutazioni come un’anomalia, MPS ha invece prodotto utili (contabili) per oltre €5 miliardi (occorre notare che le svalutazioni non sono una vera spesa monetaria per la banca, ma poiché derivano principalmente da acquisizioni, quei soldi sono stati comunque spesi nel passato).

L’obiettivo potrebbe quindi essere raggiungibile, ma se il buongiorno si vede dal mattino nel primo semestre del 2013 la banca ha perso altri €400 milioni a livello operativo: i ricavi da interessi e commissioni sono stati di €2,1 miliardi, dai quali vanno sottratti €1,5 miliardi di spese operative e €1 miliardi di accantonamenti su prestiti.

3. ROA 
Un ROA di 0,5% con €900 milioni di utili significa che il denominatore (assets) deve essere di €180 miliardi (€900 ml / €180.000 ml = 0,5%).

Prima del 2008, il ROA di MPS era anche superiore a 0,50% ma negli ultimi anni è precipitato. IntesaSanpaolo (probabilmente la miglior banca italiana) negli ultimi 5 anni ha generato un ROA medio di 0,35%. Questo obiettivo non è impossibile, ma nemmeno facile da realizzare data l’attuale situazione economica italiana. [Come semplice paragone, essendo una banca completamente diversa ma anch’essa impegnata in un difficile turnaround, Citi ha annunciato il proprio piano di ristrutturazione: un ROTE del 10% ed un ROA di 0,9%-1,1% entro il 2015.]

Poiché oggi gli assets totali di MPS sono circa €215 miliardi, l’obiettivo prevede una riduzione del 16% degli impieghi da oggi al 2017.

4. Utili netti 
Sulla possibile realizzazione dell’obiettivo di utili abbiamo già detto qui sopra.

Assumendo che non ci siano acquisizioni/dismissioni che incidono sull’ammontare di capitale, il valore totale di equity nel 2017 sarebbe – come da calcoli al punto 1. - di €11.150 milioni (€10.000 tangible + €1.150 di intangibles), che implicherebbe un ROE di 8,1% (€900 ml / €11.150 ml).

Con un ROA obiettivo di 0,5% questo si traduce in una leva di circa 16x (8,1% / 0,5%, oppure €180 miliardi di assets diviso €11,15 miliardi di equity), inferiore a quella storica ed attuale e non troppo superiore a quella imposta dalle nuove regole di Basilea (un equity/assets ratio minimo di 7% implica una leva massima di circa 14x).

Da notare che un ROE di 8,1% (o anche ROTE di 9%) è ancora inferiore al costo dei mezzi propri di una banca come MPS.

5. Loans-to-deposits ratio 
Oggi i depositi di MPS sono €128 miliardi, scesi nel 2102 dal picco di €130 miliardi a circa €124 miliardi (-5%) a causa delle preoccupazioni sulla stabilità della banca, per poi risalire negli ultimi 6 mesi al valore attuale (+3%).

Se i depositi dovessero attestarsi attorno ai valori odierni, questo significherebbe che anche i prestiti alla clientela saranno attorno a €130 miliardi, ovvero una riduzione di almeno 13% rispetto ai prestiti attuali di €150 miliardi.

Ne consegue che, nonostante l’ipotizzata riduzione del portafoglio di titoli di stato da €23 miliardi a €17 miliardi, la maggior parte del processo di deleveraging verrà da minori prestiti, non da una riduzione di altre attività finanziarie detenute per la vendita ed il trading. Il piano prevede infatti l’azzeramento dell’esposizione a leasing e credito al consumo (oggi circa 8% del totale prestiti) attraverso la dismissione di queste attività.

È possibile generare nel 2017 un ROTE del 9% diminuendo le attività potenzialmente più redditizie (leasing e credito al consumo, per quanto più rischiose, hanno margini d’interesse ben superiori a mutui e prestiti alle aziende)?

6. Cost-income ratio 
Questo appare come l’obiettivo più ambizioso da raggiungere, anche se dipende da come vengono definiti esattamente il numeratore ed il denominatore. Nella presentazione del piano non ci sono formule precise o specifici aggiustamenti da fare alle voci di bilancio (solo un vago “strategie per l’ottimizzazione dei costi”).

La media di questo rapporto per MPS è stata di 75% negli ultimi 5 anni e di 70% negli ultimi 10 (70% anche nel primo semestre del 2013): l’obbiettivo implicherebbe quindi un drastico taglio alla struttura dei costi, perché  passare da 75% a 50% vuol dire ridurre i costi della metà. È possibile ottenerlo con le mosse previste da MPS?

Da un lato potrebbe esserci un aumento del denominatore (income) dalla riduzione del cost of funding (costo di indebitarsi sui mercati) portandosi attorno alla media delle banche italiane, visto che oggi MPS paga circa 0,5% più delle altre banche. Il riacquisto dei Monti-bond e la ridotta rischiosità dovrebbero da soli consentire un aumento dei ricavi netti di 0,8% all’anno (stime della banca stessa). Ma l’impatto complessivo dipende anche e soprattutto da fattori che sono al di fuori del controllo del management, come ad esempio le decisioni della Banca Centrale Europea e l’andamento dei tassi d’interesse.

Dall’altro alto, la stima del taglio alle spese operative dalla chiusura delle filiali è stimata in €440 milioni, ovvero circa il 12% dei costi totali attuali. Dato il numero attuale di dipendenti (28.500), la riduzione di organico di ulteriori 5.300 dipendenti (circa 2,700 degli 8,000 tagli sono già stati fatti) potrebbe portare un’ulteriore riduzione dei costi di €550 milioni, ossia un altro 15%.

Sul lato della riduzione dei costi MPS è già “attiva” da almeno 3 anni, senza particolari successi: i costi operativi nel 2012 erano appena il 2% inferiori a quelli del 2008, il primo anno di piena integrazione di AntonVeneta. Anche se lo spettro di un fallimento potrebbe rendere le negoziazioni con i sindacati più facili, queste misure potrebbero non essere sufficienti per raggiungere gli obiettivi.

A titolo di paragone, questi sono i cost-income ratio medi di alcune banche nazionali ed internazionali negli ultimi 5 anni:
  • Standard Chartered (focalizzata su emerging markets, una delle banche più redditizie al mondo): 55%
  • Royal Bank of Canada (altra banca molto redditizia ed efficiente): 65%
  • BNP Paribas: 63%
  • IntesaSanpaolo: 63% (mai stato sotto il 60%)
  • Unicredit: 67% (rapporto sotto il 60% solo negli anni da 2005 a 2007, periodo di boom)
Qual’è la probabilità che una banca come MPS riesca a scendere al 50%?

Valutazione 
Oggi MPS tratta ad un P/BV di 0,4x ed un P/TBV di 0,5x. Assumendo un ROE di 8,5%, un costo dell’equity di (almeno) 11%-12% - potrebbe essere anche superiore data l’incertezza sulla ristrutturazione – ed una crescita di 2% annuo dal 2017 in poi (ottimistica?), questo implica un P/BV obiettivo tra 0,65x e 0,70x.

Assumendo che il valore totale dell’equity sia effettivamente come ipotizzato al punto 2., questo implicherebbe una valutazione nei diversi scenari, attualizzata ad oggi, di (dati in milioni di euro):

Prima di esultare per l’interessante upside, occorre ricordare che al 2017 ci si arriva solo se MPS riesce a completare l’aumento di capitale entro il 2014, il cui valore presente è compreso tra €2,2 e €2,3 miliardi. Sottraendo questo ammontare dalla valutazione si ottiene:

Nello scenario migliore (crescita sostenuta e riduzione significativa del rischio), MPS potrebbe apprezzarsi tra 80% e 140%; nello scenario più probabile, il prezzo odierno è compreso in un intervallo di ±10% del valore intrinseco. Non una proposizione attraente data l’enorme incertezza su dove sarà la banca tra 5 anni, considerando anche che l’aumento di capitale dovrà essere fatto a sconto rispetto al prezzo di mercato.

Simili risultati si ottengono dal lato degli utili. Assumendo che la banca riesca effettivamente a generate €900 milioni di profitti nel 2017, moltiplichiamoli per un appropriato multiplo ed attualizziamo ad oggi il valore ottenuto (di nuovo sottraendo il present value dell’aumento di capitale):

Una banca con i rendimenti come quelli di MPS giustifica un P/E tra 8x e 9x [*]. 

[*] Così come il P/BV, anche il P/E obiettivo può essere ottenuto da una formula: P/E = (ROE – g) / [ROE*(COE – g)]. Nel caso di MPS, assumendo di nuovo un ROE di 8,5% ed una crescita del 2%, il P/E obiettivo è di 7,6x.
Questi sono i P/E attuali di alcune banche europee, in genere più diversificate, più redditizie e con meno titoli “tossici” in portafoglio di MPS:
Credit Agricole (Francia)    9,2x
Deutsche Bank (Germania)  9,8x
DNB (Norvegia)                  9,9x
KBC (Belgio)                      10,3x
Barclays (UK)                     10,4x
HSBC (UK)                         11,4x
BNP Paribas (Francia)         11,5x
Reiffeisen (Austria)           11,7x
Pohjola (Finlandia)            11,7x
Swedbank (Svezia)             11,8x

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