giovedì 19 giugno 2014

Lezioni che ho imparato

Non fidatevi, verificate. Nel campo degli investimenti vale una variante della massima di Ronald Reagan sulle relazioni con la ex-Unione Sovietica (“Trust, but verify"). Non sempre c’è una effettiva connessione tra quello che il management di un’azienda dice e quello che fa. È difficile guadagnare se il management è poco etico o è lautamente ricompensato qualsiasi cosa succeda. Sembra una banalità, ma in quanti libri di analisi o report che promettono di rendervi ricchi avete trovate questo consiglio? Guardate piuttosto al loro passato ed alle loro azioni: chi si è arricchito a spese degli altri azionisti tenderà a farlo di nuovo. Sareste sorpresi da scoprire quanti investitori hanno imparano questa lezione sbattendoci la faccia sopra…

Non copiate passivamente gli investitori di successo. Studiare i loro portafogli e la loro filosofia è un ottimo punto di partenza e qualcosa che tutti dovrebbero fare. Ma prendere le 2/3 posizioni più recenti e copiarle passivamente può non essere la scelta migliore. Per cominciare, la maggior parte delle volte non saprete per quale motivo sono state comprate, e quindi se il prezzo dovesse scendere non saprete se continuare a tenerle, venderle o comprarne ancora. Quelle posizioni possono avere un senso all’interno del loro portafoglio, ma non nel vostro.

Non seguiti i consigli di “qualcuno” (me compreso), ma fate i compiti a casa! Oggi esistono dozzine di blog, forum o social networks in cui discutere di azioni ed investimenti, ed è forte la tentazione di farsi influenzare dalle tesi di qualcuno perché sembra “un esperto che ne capisce”.
Uno di questi è il Value Investors Club: essere accettati come membri è un processo complicato e difficile, ma ci si può registrare come guest. Se leggete alcune delle idee presentate, vi accorgerete presto che tutti i buy che si trovano in VIC (e forum simili) hanno una o più delle seguenti caratteristiche:

  1. Tutte le aziende hanno un qualche moat e sono guidate da manager eccellenti
  2. Quasi tutte le aziende stanno per avere una crescita eccezionale grazie ad un nuovo prodotto/servizio che solo loro hanno o all’ingresso in nuovo mercato
  3. Il nuovo CEO farà meglio di quello appena licenziato: il turnaround sarà notevole
  4. Il prezzo dell’azione è destinato a salire perché il nuovo management darà maggiore visibilità all’azienda parlando con gli analisti, spostando la quotazione su una borsa più prestigiosa, concludendo contratti, …
  5. Se invece il #4 non si applica, il management è lodato per essere non-promozionale e per focalizzarsi piuttosto sul guidare l’azienda
  6. Molto importante, spesso l’autore dell’idea non conosce a fondo il settore: questo è il motivo per il quale si vedono valutazioni basate su multipli EV/EBITDA, capitalizzazione rispetto alle riserve aurifere nel terreno, …
[Per i consigli sell/short valgono ovviamente le considerazioni opposte]

Non comprate mai su suggerimento di qualcuno nell’aspettativa di un rapido guadagno, ma fate sempre i compiti a casa.

Il mondo è un posto estremamente competitivo. Fare soldi nel mondo reale è molto difficile: mantenere rendimenti superiori alla media in maniera stabile e costante è molto, molto complicato. Purtroppo, la tendenza degli investitori è di essere troppo ottimisti e non abbastanza scettici per quello che riguarda le proiezioni future. Aziende che oggi hanno rendimenti superiori non li avranno più domani. Il caso più lampante è quello del settore minerario. In altri casi le aziende hanno fatto soldi per alcuni anni assumendosi rischi estremi, finché questi non sono gli sono esplosi in faccia (banche).

Alcuni assets sono molto difficili da valutare. Warren Buffett l’ha imparato quando acquistò General Re e perse tempo e soldi per le migliaia di derivati che questa aveva in bilancio. Un book di derivati non può essere valutato accuratamente a meno di non analizzare ogni singolo contratto, e spesso entrambe le controparti possono riportare un profitto nel corso della sua vita (!). Lo stesso vale per i prestiti e gli investimenti delle banche, o per le riserve delle società minerarie ed energetiche.

Alcune industrie sono difficili da prevedere. Bill Gates ha toppato la maggior parte delle sue previsioni nel famoso libro “The road ahead”. Se qualcuno molto più intelligente e ferrato di me in questo settore non riesce ad immaginare come sarà la sua stessa industria tra 10 anni, che probabilità ho di riuscirci io? Molte aziende finiscono nella mia personale catasta “troppo difficili da valutare”, anche se capisco ed utilizzo quella tecnologia, prodotto o servizio.

Cambiare opinione è molto difficile. È più semplice ingannare se stessi continuando a credere in qualcosa che è palesemente falsa piuttosto che ammettere di essere in errore. C’è invece una correlazione diretta tra conoscenza ed umiltà. Le persone che spendono 10 minuti su Google a studiare la politica monetaria della BCE o perché le azioni non sono sopravvalutate al P/E attuale ritengono di aver capito tutto dei mercati, mentre economisti con tanto di Ph.D. ed investitori con decadi di esperienza si arrendono frustrati.

Maggiore informazione può portare più danni che benefici. Oggi c’è una quantità di dati spaventosa sempre disponibile con la quale si può convalidare qualsiasi teoria semplicemente scegliendo i dati che confermano la nostra idea. Questo porta però al confirmation bias: si parte dalla risposta e poi si cercano i dati e le opinioni che la provano. L’accuratezza dei dati è considerata secondaria.    

Il mondo degli investimenti è in realtà molto semplice. Lo fanno sembrare complicato per giustificare le commissioni ed i costi. “Non fare niente” è il miglior consiglio per quasi tutti nella maggior parte delle situazioni. Ma pochi lo sostengono perché facendo così chi offre consigli agli altri non si arricchisce…

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