giovedì 18 giugno 2015

“I passed on Berkshire Hathaway at $97 per share”

Interessante articolo di un tipo che non conoscevo ma che sembra avere un eccellente background: "I Passed on Berkshire Hathaway at $97 Per Share" 

Molto utili soprattutto le lezioni che ha imparato, che non dovrebbero essere una novità per un investitore di lungo periodo.


#1: Il capitale ha la tendenza a spostarsi da aziende nelle quali non è “apprezzato” a quelle che invece ne fanno buon uso: quelle con elevato ROE/ROIC e basso debito che hanno la capacità di reinvestire gli utili per guadagnare ancora di più. La magia del compounding fa il resto, ma occorre tempo.
“We've really made the money out of high quality businesses. Over the long term, it's hard for a stock to earn a much better return than the business which underlies it earns. If the business earns 6% on capital over 40 years and you hold it for that 40 years, you're not going to make much different than a 6% return, even if you originally buy it at a huge discount. Conversely, if a business earns 18% on capital over 20 or 30 years, even if you pay an expensive looking price, you'll end up with a fine result. So the trick is getting into better businesses.” (Charlie Munger)
#2: Nel lungo periodo i migliori rendimenti sono ottenuti da investitori pazienti che investono con convinzione solo quando si presentano le opportunità giuste, e poi passano lunghi periodi a non far niente.
“It’s not about beating the market every time, it’s about beating the market over time. With individual stocks, 10% of the time they’re cheap enough to buy, 10% of the time they’re expensive enough to sell, and the rest of the time you should just hold them if you own them and avoid them if you don’t. Wait until the opportunity is there, buy only when you have confidence in long-term value of the business, and then be comfortable enough to make a big investment. If those criteria aren’t met, it’s better to hold cash and keep waiting.” (Steve Leonard, Pacifica Capital)
#3: Investire è spesso una gara dove prevalgono le emozioni, e vince chi riesce a controllarsi meglio. Il rendimento finale è dovuto principalmente alla pazienza, al saper gestire i rischi, alla disponibilità di continuare ad imparare ed all’essere preparati quando le cosa vanno diversamente da quanto previsto. Tutti questi fattori sono caratteristiche peculiari di ciascuno investitore: e nessuna di queste riguarda prevedere cosa succederà ai tassi d’interesse o agli utili nel prossimo trimestre.
“In capital markets, price is set by the most panicked seller at the end of a trading day; value, which is determined by cash flows and assets, is not. This is both the challenge and the opportunity of investing: to carefully sift through the markets to find the greatest divergence between price and value, and to concurrently avoid the emotions of the crowd and, indeed, to take a stand against them.” (Seth Klarman)
La quarta lezione, non apertamente dichiarata ma desumibile dal primo paragrafo, è di ricercare appunto le migliori opportunità ma evitare di ritenersi più intelligenti del mercato. Se non ci piace un’azienda per i suoi fondamentali o per la sua valutazione eccessiva, non compriamola. Ma dire: “Aspetto che scenda del 30% e poi compro” è uno degli errori purtroppo più frequenti che porta soltanto a mancare molteplici opportunità (lo stesso Warren Buffett è stato soggetto varie volte a questo errore, ad esempio con Wal-Mart). 
“In the short term, the price you paid determines your profit; in the long term, what you own determines your profit (Phil Fisher)”

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