giovedì 30 luglio 2015

Bolla tech (parte II): network effect

Un veloce follow-up al post precedente: ho trovato questo articolo di Scott Fearon nel quale fa notare che molto di quello che oggi è venduto agli investitori come high-tech è in realtà molto low-tech:
“But what seems different to me about the current tech boom is just how un-technological most of the players are. Uber lets you hail someone else’s car, AirBnB lets you sleep in someone else’s bed, and Snapchat lets teenagers erase naughty messages before their parents see them. It’s hard to see any significant technological moats around those ideas.”

venerdì 24 luglio 2015

C’è qualcosa di marcio nel settore delle commodities…

Come se non bastasse il crollo dei prezzi, tornati in molti casi ai livelli del 2002, questo articolo del Financial Times evidenzia la scarsa trasparenza nei conti di uno dei maggiori trader mondiali, Noble Group.
The critics allege the Hong Kong-based company — which acts as a middleman for buyers and sellers of oil, coal, iron ore and metals — is providing a misleading picture of its financial performance. They claim Singapore-listed Noble has pushed the limits of international accounting standards, so that it can record profits on long-term deals to source and supply commodities well before the company receives any cash payments.

venerdì 17 luglio 2015

To hedge or not to hedge, questo è il problema

Complici le oscillazioni dell’euro in una direzione o nell’altra, molti risparmiatori preferiscono orientarsi verso investimenti dove l’esposizione valutaria è “coperta”. [D’ora in avanti queste strategie saranno indentificate come hedged, mentre quelle senza copertura sono unhedged.] A questo sono spinti anche e soprattutto dal marketing dell’industria del risparmio gestito che promuove continuamente l’idea che “le strategie hedged sono meno rischiose, hanno tutti i vantaggi e nessuna controindicazione”. Come al solito, non è esattamente così.

giovedì 9 luglio 2015

Bolla tech? Don’t worry: Andreessen Horowitz dice che va tutto bene…

Dopo la Grecia e la Cina, uno degli argomenti più discussi delle ultime settimane è se vi sia una nuova bolla nel settore tech, soprattutto nei cosiddetti unicorns, ovvero start-up non ancora pubbliche ma che hanno già raggiunto una valutazione implicita di oltre $1 miliardo (quasi sempre senza aver ancora conseguito utili).

Fortunatamente, come riporta questo articolo, Andreessen Horowitz (AH) ci tranquillizza sul fatto che la situazione attuale è di gran lunga migliore della fine degli anni 1990. [AH è una delle più famose società di venture capital al mondo, avendo finanziato tra le tante Facebook, Twitter, Skype, Groupon, Pinterest e Airbnb; precedentemente, uno dei due fondatori, Marc Andreessen, aveva fondato Netscape. Per chi fosse interessato, lo slideshow della presentazione è disponibile qui.]

giovedì 2 luglio 2015

Performance primo semestre

Come ogni semestre, è tempo di esami per il portafoglio proposto ad inizio anno (15 idee per il 2015): sei mesi sono sempre pochi per valutare una strategia azionaria, ma è comunque utile seguire l’andamento dei titoli, soprattutto in periodi “volatili”.

La filosofia di base è di investire in small/mid-caps con buoni fondamentali, management competente e spesso ignorate dal sell-side, con l’obiettivo di mantenerle per 2-5 anni e basso turnover. In genere si tratta di aziende “noiose” e tutt’altro che eccitanti a livello mediatico.