venerdì 24 giugno 2016

“No one knows what will happen”

Contrariamente a quello che potrebbe sembrare, questo è un messaggio positivo.

Il seguente memorandum è stato preparato dagli analisti del Pentagono per George W. Bush ad inizio 2011.



Cercare di capire cosa succederà in futuro in termini geo-politici è un fool’s errand: nessuno lo può sapere con precisione. Parafrasando per il mondo della finanza e dell’economia…

Per chi fosse vissuto nel 1900, gli US erano ancora considerati un paese emergente e l’Argentina era la sesta nazione più ricca al mondo. Nell’ultima decade questa persona sarebbe passata attraverso due recessioni (che allora erano chiamate “panico”…) e varie bank-run sia in US che in Europa. Gli US non avevano ancora una banca centrale, e solo dieci anni prima la Bank of England aveva dovuto prendere a prestito £21 milioni in oro dalla Imperial Bank of Russia degli zar e dalla Bank of France.

A cavallo del 1910 il mercato azionario americano si doveva ancora riprendere dal Panico del 1907, causato dal fallimento di Knickerbocker Trust e che richiese l’intervento diretto di John Pierpont Morgan in svariate banche con i propri soldi, evento che avrebbe portato in pochi anni alla creazione della Federal Reserve. Non solo: nel 1911 il mercato fu soggetto a nuove turbolenze in seguito alla dissoluzione della Standard Oil di John D. Rockfeller per motivi anti-competitivi. 

I successivi dieci anni videro l’arrivo della prima guerra mondiale, che fece aumentare a dismisura il debito di molte nazioni e le fece precipitare in un’epoca di depressione globale. La ciliegina sulla torta fu lo scoppio del famoso schema di Ponzi proprio nel 1920.

Prima del 1930 l’economia ed i mercati azionari si erano ripresi alla grande durante i ruggenti anni 1920, grazie soprattutto alle innumerevoli invenzioni del periodo. Ma non dobbiamo dimenticare l’iperinflazione della Germania di Weimar e che negli US nel 1926 era già esplosa la bolla immobiliare in Florida, con i prezzi che erano crollati del 90%. La festa si interruppe di colpo nel 1929, portando alla Grande Depressione.

Chi fosse arrivato indenne al 1940 (attraversando la peggior decade in termini economici degli ultimi 100 anni) avrebbe sperimentato un’altra contrazione nel 1937, non uno ma ben due crash dei mercati azionari, deflazione, tassi di interesse ultra-bassi, nessuna crescita economica e nessun apprezzamento nel mercato immobiliare (oltre a vari scandali finanziari).

Con l’arrivo del 1950 le cose cominciarono ad andare meglio: la seconda guerra mondiale, per quanto disastrosa, fece da volano per la crescita economica, +6% l’anno in termini reali per gli US che erano usciti vincitori dal conflitto. Lo sforzo di ricostruzione post-bellico in Europa fu imponente ma preparò la strada per il boom degli anni seguenti.

La decade successiva fu in effetti un periodo di prosperità per molte nazioni: la classe media cominciò per la prima volta nella storia ad arricchirsi, le innovazioni continuavano a cambiare il mondo ed a renderlo più globale, ed i mercati azionari vissero uno dei migliori periodi nella loro storia.

Gli anni 1970, al contrario, portarono tensioni politiche e sociali, nonché previsioni catastrofiche sul prossimo sgretolamento delle economie occidentali: non solo gli shock petroliferi fecero cadere molti paesi in recessione, ma i debiti contratti dai governi per la ricostruzione negli anni dopo la seconda guerra mondiale sembravano destinati a portarli al fallimento. L’inflazione cominciò a galoppare, i tassi di interesse schizzarono verso l’alto ed i mercati azionari crollarono.

Con l’inizio degli anni 1980, dopo una decade di elevata inflazione, prezzi dello commodities in rapido aumento e la fine del gold standard, gli investitori avevano abbandonato non solo i mercati azionari (ricordate la famosa copertina di Newsweek, “The death of equities”?), ma anche quelli obbligazionari, con perdite del potere d’acquisto che arrivavano al 40%. Oggi sappiamo che il più lungo mercato rialzista per le obbligazioni (non ancora finito) cominciò proprio nei primi anni 1980, ed anche i mercati azionari iniziarono una sostenuta ripresa, non interrotta nemmeno dall’ottobre nero del 1987.


L’avvento degli anni 1990 vide l’inflazione finalmente addomesticata, ma anche una nuova recessione causata dall’invasione del Kuwait. Molti si erano arresi all’ascesa del Giappone, convinti che avesse spodestato gli US dal ruolo di superpotenza finanziaria (e sappiamo come è finita). Quegli anni hanno tuttavia visto alcune delle invenzioni più rivoluzionarie di sempre, consistenti surplus di bilancio in paesi come US, UK e Germania, e mercati azionari in rapida ascesa. La New Economy creò nuovi milionari dal nulla, e tutti erano in procinto di diventare ricchi con il day trading!

I 10 anni del nuovo millennio sono invece considerati da molti una nuova lost decade: scoppio della bolla tecnologica e nuovo mercato rialzista interrotto bruscamente dalla crisi finanziaria del 2008. Le più immediate conseguenze furono una nuova avversione verso le azioni, la paura continua di recessioni dietro l’angolo, iper-inflazione, tassi d’interesse ai livelli degli anni 1970 e la disintegrazione di molte economie occidentali sotto il peso di debiti pubblici non sostenibili. Niente di tutto questo è accaduto.

Oggi siamo nel 2016, molti ritengono che siamo in una situazione di stagnazione economica secolare, che i tassi d’interesse e l’inflazione rimarranno sotto-zero per sempre e che governi e banche centrali non solo non hanno alcun poter per aiutare le economie, ma che sono addirittura la causa principale dei problemi. Aggiungiamo la Brexit, e pochi sono ottimisti sul futuro.

Tutto questo, come dice l’ultima frase del memorandum del Pentagono, per dire che non ho idea di come saranno i mercati finanziari nei prossimi 10, 20 o 30 anni; quello di cui sono sicuro è che saranno molto diversi da come ce li immaginiamo, quindi regoliamoci di conseguenza. L’incertezza nei mercati finanziari è la regola, non l’eccezione.

3 commenti:

  1. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

    RispondiElimina
  2. Mi permetto di consigliare, proprio a proposito di queste considerazioni, la lettura di "The Dao of Capital (M. Spitznagel)" o perlomeno, l'approfondimento del tail risk hedging, vero marchio di fabbrica di Spitznagel. Per chi non lo conoscesse, Spitznagel è il CIO di Universa L.P.

    http://www.zerohedge.com/news/2015-01-23/mark-spitznagel-value-tail-hedged-equities

    http://www.zerohedge.com/news/2015-08-28/nassim-talebs-fund-made-1-billion-monday-how-other-hedge-funds-did

    Saluti

    RispondiElimina