lunedì 26 febbraio 2018

Cambiamenti contabili (I): Revenue recognition

Questo ed il prossimo anno porteranno notevoli cambiamenti nel modo nel quale le aziende presenteranno i numeri di bilancio.

Il primo sarà dovuto all’introduzione, già dal 1 gennaio 2018, di IFRS 15 “Revenue from Contracts with Customers. Il secondo, che sarà invece valido dal 1 gennaio 2019 (quindi a partire dalla pubblicazione dei bilanci del 2018), è IFRS 16 e riguarda il trattamento dei leasing operativi (che saranno discussi nel prossimo post). Cambiamenti simili, anche se non esattamente gli stessi, sono previsti per US GAAP.


Nel precedente post su Price-to-Sales avevo scritto che questo multiplo “[…] è forse il più puro tra quelli comunemente usati, perché il fatturato è meno manipolabile di altre metriche come utili o flussi di cassa.

Sostanzialmente corretto, anche se non mancano i casi di manipolazione dei ricavi. La loro importanza non può essere sottostimata in quanto la crescita di periodo in periodo è spesso una variabile che muove i prezzi di mercato. E le vendite sono una metrica pervasiva perché da esse derivano molti altri indicatori della performance aziendale: margine lordo, margine operativo, sales turnover, …

Senza tornare indietro ai casi più clamorosi come quello di Enron, anche recentemente ci sono stati esempi eclatanti che ribadiscono l’importanza dei numeri riportati in bilancio:

Un altro caso classico è quello di Groupon: tra il 2009 ed il 2011 ha riportato fatturati gonfiati utilizzando il metodo delle gross revenues (ovvero indicando l’intero ammontare ricevuto dai clienti, più un corrispondente costo di spesa di quanto retrocesso al venditore del bene/servizio) anziché quello delle net revenues (il fatturato è dato dalla sola differenza tra quanto incassato e quanto girato al fornitore) come sarebbe più corretto. Il secondo metodo è infatti più coerente con il business model di Groupon di guadagnare una semplice commissione dalla vendita di servizi: la SEC le ha imposto la riformulazione del conto economico, così come aveva fatto all’inizio degli anni 2000 per lo stesso motivo con Priceline.

Fonte: “Growing Pains at Groupon

Le regole contabili sulla determinazione dei ricavi sono essenzialmente basate sul principio che le vendite devono essere riportate nel periodo nel quale sono “guadagnate”, ovvero “realizzate”. Le nuove norme enfatizzano ancora di più il concetto che siano riconosciute quando c’è un effettivo trasferimento del controllo dal venditore al compratore: questo principio introduce nuovi e specifici criteri per l’allocazione dei corrispettivi per beni e servizi all’interno dei contratti.

Per tutti quei business nei quali il pagamento avviene al momento della vendita (retailers, ristoranti, servizi commerciali, etc…) non cambierà niente: il riconoscimento dei ricavi è molto semplice perché c’è un lasso di tempo minimo tra la vendita ed il passaggio del controllo. Ma per altri settori potrebbe esserci un impatto significativo sulla tempistica o l’ammontare dei ricavi. Alcuni esempi:

  • Settori con contratti di lungo periodo (costruzioni, ingegneria, aerospazio, …)
  • Software con licenze pluriennali o update regolari
  • Vendita di macchinari che includono una parte di servizi di manutenzione
  • Vendite con un elemento di finanziamento (vendor financing)
  • Contratti telefonici che prevedono sia la vendita del telefono che servizi su un dato periodo
  • Aziende farmaceutiche che danno in licenza dei composti ed offrono servizi di R&D
In molti di questi casi le aziende potrebbero vedersi costrette a riportare ricavi più lineari nel corso del tempo. Nel caso di contratti pluriennali, molte aziende riportano oggi una percentuale superiore del corrispettivo all’inizio del periodo ed inferiore alla fine, in linea con il fatto che spesso i pagamenti sono fatti upfront. Con il nuovo principio dovranno invece riportare un uguale ammontare ogni anno sulla base del fatto che il cliente riceve lo stesso servizio in ogni periodo, come riportato nella figura sottostante.
Ma poiché i costi di implementazione sono spesso maggiori proprio quando il contratto comincia, questo avrà l’effetto di ridurre i profitti nei primi anni, e l’opposto (profitti più alti) avverrà verso la fine del contratto. Quando il ciclo economico è favorevole e l’azienda firma più contratti, sempre più di questi saranno nella loro fase iniziale ed i profitti contabili saranno continuamente inferiori a quelli economici. L’opposto accade nei periodi di recessione: i nuovi contratti saranno scarsi, il business sarà più distorto verso contratti nella loro fase conclusiva e la redditività dell’azienda apparirà più rosea di quello che è. Ci saranno inoltre degli impatti sui cash flows, perché meno tasse saranno pagate nei primi anni di un contratto e più verso la sua fine.

Non solo: questa nuova contabilità potrebbe portare molte aziende ad avere un book value negativo! L’azienda inglese Capita ha dimostrato in una presentazione agli analisti come con l’applicazione di IFRS 15 il suo book value sarebbe passato da £483 milioni a -£553 milioni.

Questo perché il nuovo metodo di distribuire i ricavi nel corso del tempo farà aumentare a dismisura le cosiddette deferred revenues (o deferred income): nel caso di Capita quintuplicheranno da £335 milioni a £1,6 miliardi. Si tratta semplicemente della differenza tra quanto ricevuto come pagamento e quanto riportato come fatturato: se il 1 dicembre acquistate una licenza software della durata di un anno, voi pagate tutto l’ammontare immediatamente, ma l’azienda riporterà solo 1/12 come ricavi nell’anno in corso, ed i restanti 11/12 andranno tra le passività come deferred revenues. Il prossimo anno la parte residua sarà inclusa tra i ricavi e rimossa dalle passività.

Poiché sono appunto passività, a parità dei corrispettivi assets (= quanto incassato) il loro aumento porterà direttamente ad una diminuzione del book value. Questo non dovrebbe essere un problema per un analista fondamentale, ma i vari ratios riportati dai database finanziari saranno all’improvviso disallineati e sarà più difficile fare un confronto. Anche le valutazioni basate sui multipli andranno aggiustate: tutti quelli che utilizzano i profitti come denominatore dovranno tenere conto del ciclo di completamento dei vari contratti (a meno che l’azienda non sia in steady state, dove i nuovi contratti vanno semplicemente a rimpiazzare quelli vecchi). Un multiplo più elevato potrebbe essere giustificato nei primi anni da utili artificialmente bassi. Anche tutti i riferimenti a capitale circolante ed equity (incluso ROE!) andranno ricontrollati.

L’immagine sottostante, presa da un report di Deutsche Bank dello scorso settembre, da un’idea delle deferred revenues nel settore tecnologico: in molti casi l’impatto sarà trascurabile, ma in altri il peso è tra 15% e 30% dei ricavi. 

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